
basta scuse!
- uvafragola
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credo che chi, per un motivo o per l'altro, si metta a fare un po' di ricerca interiore alla fine ci arrivi
prima ci pensavo e un'espressione che mi piace al proposito è "indipendenza emotiva".
che (in soldoni) riguarda anche questo discorso del "basta scuse".
cioè basta far dipendere le nostre emozioni da come si comportano gli altri, da quello che ho o quello che non ho, dalle idee preconcette che ho su di me e sul mio mondo. ma decidere come voglio sentirmi e comportarmi.
mi vengono in mente un sacco di esempi (sarà che in quest'ultimo periodo ho avuto a che fare con la "maga delle scuse"
), ma so che andando nei dettagli magari toccherei tasti sensibili.
solo che mi sono accorta che spesso ci mettiamo nella parte delle vittima (vittima del poco tempo a disposizione, vittima della congiuntura economica, vittima di parenti serpenti, ecc.) e che idientificare se stessi con la vittima porta spesso a pensare di non poter agire.
sento spesso persone dire "eeeh, cara mia, cosa vuoi, è così, che ci posso fare?". e vanno avanti a vivere la loro triste vita lamentandosi che devono per forza subire.
mentre ci sono persone (nela stessa situazione) che non si identificano nella vittima di quella tale situazione, ma in persone che in quel momento stanno vivendo una situazione particolare.
non subendo, ma vivendo.
e quindi si sentono parte attiva. e fanno, disfano, provano, sperimentano. e tutto sommato vanno avanti bene, ottengono qualcosa e sono più felici.


prima ci pensavo e un'espressione che mi piace al proposito è "indipendenza emotiva".
che (in soldoni) riguarda anche questo discorso del "basta scuse".
cioè basta far dipendere le nostre emozioni da come si comportano gli altri, da quello che ho o quello che non ho, dalle idee preconcette che ho su di me e sul mio mondo. ma decidere come voglio sentirmi e comportarmi.
mi vengono in mente un sacco di esempi (sarà che in quest'ultimo periodo ho avuto a che fare con la "maga delle scuse"

solo che mi sono accorta che spesso ci mettiamo nella parte delle vittima (vittima del poco tempo a disposizione, vittima della congiuntura economica, vittima di parenti serpenti, ecc.) e che idientificare se stessi con la vittima porta spesso a pensare di non poter agire.
sento spesso persone dire "eeeh, cara mia, cosa vuoi, è così, che ci posso fare?". e vanno avanti a vivere la loro triste vita lamentandosi che devono per forza subire.
mentre ci sono persone (nela stessa situazione) che non si identificano nella vittima di quella tale situazione, ma in persone che in quel momento stanno vivendo una situazione particolare.
non subendo, ma vivendo.
e quindi si sentono parte attiva. e fanno, disfano, provano, sperimentano. e tutto sommato vanno avanti bene, ottengono qualcosa e sono più felici.
Quanti bellissimi spunti per riflettere e, sopratutto, agire.
Cercare, un passo dopo l'altro, di uscire dalla palude delle scuse e arrivare su un terreno più stabile su cui procedere senza sentirsi "tirare sotto e indietro".
Non è facile, ma quando ho un attacco di vittimismo mi sgrido da sola: "dai, 5 minuti di gnè-gnè e poi falla finita di fare la piaga penosa". Capita perfino che l'Apolla penosa mi obbedisca.
Cercare, un passo dopo l'altro, di uscire dalla palude delle scuse e arrivare su un terreno più stabile su cui procedere senza sentirsi "tirare sotto e indietro".
Non è facile, ma quando ho un attacco di vittimismo mi sgrido da sola: "dai, 5 minuti di gnè-gnè e poi falla finita di fare la piaga penosa". Capita perfino che l'Apolla penosa mi obbedisca.
Straconcordo, l'ho provato sulla mia pelle e dopo la svolta sono riuscita a vedere lucidamente la condizione vittima/carnefice che avevo vissuto. E ora mi sento ben equipaggiata per le salite medie e tostebarbara ha scritto: un altro svantaggio di chi si pone come vittima, è quello di attirare, per forza di cose, carnefici.

"Dove credete che siano andati gli unicorni, gli ippogrifi dagli occhi dolci e mansueti, le sirene gentili e aggraziate?
In nessun posto: sono sempre qui. E' solo che non li vediamo". E. Bencivenga
In nessun posto: sono sempre qui. E' solo che non li vediamo". E. Bencivenga
Ieri in una libreria "psicologica" ho visto questo http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/ ... e-dyer.php
Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di quanto diciamo. (Epitteto)
- uvafragola
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Dello stesso autore che hai segnalato, Lizzy ho letto "Le vostre zone erronee" e mi è piaciuto molto molto 

"Dove credete che siano andati gli unicorni, gli ippogrifi dagli occhi dolci e mansueti, le sirene gentili e aggraziate?
In nessun posto: sono sempre qui. E' solo che non li vediamo". E. Bencivenga
In nessun posto: sono sempre qui. E' solo che non li vediamo". E. Bencivenga
Ho dimenticato di scrivere che l'autore non lo conosco però il libro mi ha ricordato questo 3d
Nella libreria "psicologica" ci capito perchè è comunicante con il negozio dell'equo e solidale, non ho mai comprato niente però ci sono dei testi interessanti
Nella libreria "psicologica" ci capito perchè è comunicante con il negozio dell'equo e solidale, non ho mai comprato niente però ci sono dei testi interessanti

Dio ci ha dato due orecchie ed una sola bocca per ascoltare almeno il doppio di quanto diciamo. (Epitteto)
Uhm, è tipo la terza o la quarta volta che leggo questi due articoletti postati, ma sinceramente fatico un pochetto a condividerli.
O meglio, condivido l'idea di base (stai in silenzio, ascolta la tua anima) e l'interpretazione che ne date, ma trovo il modo di esprimere i concetti un pochetto pomposo e fuffoso (ok, non mi viene termine migliore, chiedo venia
).
Comunque condivido quello che dice uva
Però ancor di più, io vorrei che la gente, dopo aver capito come ascoltare sè stessi, imparasse ad ascoltare gli altri.
Non mi riferisco al fatto di assorbire tutte le critiche del mondo, semplicemente ad ascoltare quello che il mondo gli sta dicendo, senza cadere nel banalissimo "faccio come mi pare perchè so io cosa voglio, sono io che conto".
Siamo individui, ma lo possiamo essere perchè siamo una società, ma troppo spesso, questo, ce lo dimentichiamo. Soprattutto quando cominciamo a concentrarci troppo su noi stessi.
O meglio, condivido l'idea di base (stai in silenzio, ascolta la tua anima) e l'interpretazione che ne date, ma trovo il modo di esprimere i concetti un pochetto pomposo e fuffoso (ok, non mi viene termine migliore, chiedo venia

Comunque condivido quello che dice uva
Secondo me si tratta di concetti abbastanza semplici a cui tutti possono arrivare da soli con facilità, se sapessimo dedicare il tempo necessario (bastano pochi minuti in un anno, mica millenni di meditazione) ad ascoltare noi stessi.uvafragola ha scritto:credo che chi, per un motivo o per l'altro, si metta a fare un po' di ricerca interiore alla fine ci arrivi![]()
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Però ancor di più, io vorrei che la gente, dopo aver capito come ascoltare sè stessi, imparasse ad ascoltare gli altri.
Non mi riferisco al fatto di assorbire tutte le critiche del mondo, semplicemente ad ascoltare quello che il mondo gli sta dicendo, senza cadere nel banalissimo "faccio come mi pare perchè so io cosa voglio, sono io che conto".
Siamo individui, ma lo possiamo essere perchè siamo una società, ma troppo spesso, questo, ce lo dimentichiamo. Soprattutto quando cominciamo a concentrarci troppo su noi stessi.

- uvafragola
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ma sai, Tomi, sono d'accordo, ma preciso che ritengo che lavorare su se stessi non abbia dei risvolti solo egoistici.Tomatina ha scritto:Però ancor di più, io vorrei che la gente, dopo aver capito come ascoltare sè stessi, imparasse ad ascoltare gli altri [...] Siamo individui, ma lo possiamo essere perchè siamo una società
trovo che dia un miglior contributo alla società chi è sicuro di sè, sa ascoltarsi, sa prendersi le proprie scelte/responabilità senza addossare agli altri, ecc.
insomma, chi lavora per sè fa un favore anche agli altri.
penso non ci sia cosa peggiore per l'evolvere della nostra società delle persone perennemente insicure e quindi spesso perennemengte bloccate e incavolate, persone che non fanno che lamentarsi, che addossano il loro non fare e non essere agli altri, che non si prendono responsabilità anche nei confronti del prossimo perchè non hanno tempo, non sono brave ecc.
io leggendo queste cose postate da barbara do per scontato anche questo messaggio "comunitario".
sarà che lo scoutismo mi ha inculcato per bene alcune cose, tra cui (semplifico) "sii per prima cosa a posto tu per poter essere attivo per gli altri e per il mondo, e per essere autonomo e non dover dipendere/gravere sugli altri".
C'è una differenza tra ascoltarsi profondamente e diventare egoici, che è il caso che dici tu.Tomatina ha scritto: Però ancor di più, io vorrei che la gente, dopo aver capito come ascoltare sè stessi, imparasse ad ascoltare gli altri.
Non mi riferisco al fatto di assorbire tutte le critiche del mondo, semplicemente ad ascoltare quello che il mondo gli sta dicendo, senza cadere nel banalissimo "faccio come mi pare perchè so io cosa voglio, sono io che conto".
Siamo individui, ma lo possiamo essere perchè siamo una società, ma troppo spesso, questo, ce lo dimentichiamo. Soprattutto quando cominciamo a concentrarci troppo su noi stessi.
Così come c'è una differenza tra ascoltare gli altri e mettere sempre gli altri al primo posto.
Il senso reale di tutto è l'equilibrio: se non ci ascoltiamo profondamente, non possiamo ascoltare gli altri

Capisco che possa essere un discorso nebuloso per chi è esterno a certe tematiche, però è così

*intendevo dire che chi non ascolta gli altri in realtà non ascolta neanche sè stesso, nonostante possa apparire l'opposto.
Tutto per un'unica meraviglia.
si, era più o meno quello che intendevo io, anche perchè credo che l'equilibrio sia la chiave di tutte le cose.barbara ha scritto: Il senso reale di tutto è l'equilibrio: se non ci ascoltiamo profondamente, non possiamo ascoltare gli altriSe non capiamo come funzioniamo rimaniamo ciechi a noi stessi e gli altri saranno uno specchio di questa cecità, non potremo essere autentici nei loro confronti così come non lo siamo nei nostri*.
Grazie per averlo espresso decentemente, visto che mi sa che non s'era capito una cippa

Uvetta, non ho dubbio che tu lo faccia, come sono certa che lo facciano le persone che sono qui intervenute.uvafragola ha scritto:io leggendo queste cose postate da barbara do per scontato anche questo messaggio "comunitario".
Dico solo che la maggior parte delle persone "reali" che ho sentito fare questo discorsi, sono per lo più persone che credono di avere una grande profondità interiore, ma spesso sono solo imbevute di egoismo fino alle orecchie.


Sicuramente ce ne sono tante di persone cosìTomatina ha scritto: la maggior parte delle persone "reali" che ho sentito fare questo discorsi, sono per lo più persone che credono di avere una grande profondità interiore, ma spesso sono solo imbevute di egoismo fino alle orecchie.![]()

A me comunque non interessa più, mi basta essere coerente con me stessa, dove con coerente intendo connessa ai miei valori ma flessibile al cambiamento. Il che è comunque sempre un work in progress, la buddità non è di questo mondo hehe

Tutto per un'unica meraviglia.
- uvafragola
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ah, ho capito il tipoTomatina ha scritto:Dico solo che la maggior parte delle persone "reali" che ho sentito fare questo discorsi, sono per lo più persone che credono di avere una grande profondità interiore, ma spesso sono solo imbevute di egoismo fino alle orecchie

odioso

si, non metto in dubbio che ci sia in giro gente che sbandieri tutta una propria ricerca interiore e filosofia di vita, che non è altro che fuffa ed egocentrismo (e moda, in certi casi). però ecco, non pensavo a loro, io, leggendo qui.
credo che in realtà queste persone non siano davvero connesse con loro stesse, come invece invitiamo a fare qui. si autoingannano, credo.
io le ignoro, non mi interessano.