pipsqueak ha scritto:il packaging e' molto importante, e' il biglietto da visita del prodotto.... l'ecobio purtroppo ha il difetto di non essere attraente sotto questo punto di vista, il che e' un peccato. un prodotto si compra anche per il piacere di comprarlo, di toccarlo, annusarlo, e' un acquisto anche indotto dalla vanita' e dal piacere, non solo per la necessita'.
Tu hai ragione, ma io ho imparato a soprassedere su questo aspetto in base al ragionamento che se il mio shampoo ecobio costa 10€, e già non mi paiono pochi, figuriamoci quanto lieviterebbero i costi con un packaging accattivante, frutto di ulteriore lavoro. Perciò ho imparato ad “accontentarmi” del contenuto
Tomatina ha scritto:Forse mi sono spiegata male, intendevo dire che io non sono contraria a costi elevati derivanti da brand, logo, pubblicita', se quello che viene venduto e' un prodotto che funziona.
Sì, ma...fino a che punto siamo capaci di dire: questo prodotto funziona
perché funziona, e non perché
è bello,
l’ho pagato un sacco e
ora me lo tengo, e
deve funzionare per forza di cose? Tu hai una certa attitudine al makeup, sei “esperta”

, ma in quante pecchiamo di ingenuità? Mi ci metto anche io dentro, eh...ed è uno dei motivi per cui sono così titubante a lasciarmi andare all’acquisto di un cosmetico non ecobio.
Tomatina ha scritto:Poi vabbe', penso che di base io e te siamo diverse, io sono mooolto sensibile al fascino del brand. Sono capace di perdere la testa non solo per il cosmetico, ma anche per vestito o la borsa di marca.
Siamo diverse, ma non è che io sia una virtuosa!

Ad esempio, io ho un’autentica passione per i vestiti a fiorellini e per gli accessori per capelli...per il makeup no, confesso, forse perché mentre tempero il mio matitone vedo le banconote prendere il volo

, mentre il mio vestitino svolazza per anni sulle mie gambe e la mia forcina a farfallina fa capolino ogni giorno fra i miei capelli
Tomatina ha scritto:ma ti assicuro che una persona come me che ha la pelle segnata da una forte acne, beh spesso si sente a disagio ad uscire senza un piccolo aiuto del makeup.
No, qui ti capisco perfettamente. Io ho il problema delle occhiaie, e non mi sento certo a mio agio ad andare al lavoro o in università con lo sguardo di chi ha fatto le ore piccole! E non è una mia fissazione: se non sono truccata per benino, spesso mi viene chiesto se sono stanca, o malata. Quindi perfettamente d’accordo con te (con tutte, credo) sulla necessità del makeup base come fonte di sicurezza.
Tomatina ha scritto:adesso mi sento pronta a riprovare con i fdt e correttori ecobio.
E’ proprio a questo che mi riferivo parlando dei passi avanti o indietro, e di esempio da seguire
Ma poi, sai cos’è che non capisco, e che mi fa attorcigliare le budella? Possibile che un correttore come l’Erase Paste debba costare 22€? Davvero il packaging incide così tanto??? Perchè se parliamo di ingredienti, cos’ha di così costoso dentro? Non c’è un olio prezioso, non c’è un attivo che ne giustifichi il prezzo! Questo mi fa andare di matto, davvero, e mi porta a fare di tutta l’erba un fascio, a vedere tutto il makeup costoso come una truffa.
Valent1na ha scritto:Ma me ne sbatto alla grande del packaging e della presentazione
Vale, diplomatica come al solito!
Ecco, io credo di potermi collocare tra il
modus di Vale e quello di Tomatina: non “me ne sbatto”, ma nemmeno sono “schiava del brand” - scusa, Tomi, passami l’espressione, sono sicura che non lo sei, ma è per segnare, appunto, due estremi tra cui pormi.
Per quanto riguarda il discorso moda=arte, io non me la sento di considerarla tale, proprio in base a questa affermazione:
Nameless ha scritto:L’arte va fatta circolare gratis
Per me vale l’equivalenza moda=miliardi di euro che girano nelle tasche di chi ne ha giù altrettanti in conti in banca. Certo, moda è creazione, è originalità, è studio e passione, non ultimo è ciò che ci permette oggi di indossare tessuti morbidi e confortevoli piuttosto che sacchi di iuta e scomodi calzari…ma, davvero, non riesco a levarmi dalla testa il pensiero di tutto quello che c’è dietro, sfruttamento della manodopera, esorbitante innalzamento ingiustificato del prezzo finale, mantenimento dello stile di vita di chi possiede un marchio non suo, ma ereditato, strumento per creare nella gente bisogni irreali che si vanno a sostituire alle effettive necessità. Ricordo l’ipercitato ma efficace esempio delle vendite di rossetto rosso che subiscono un’impennata nei periodi di crisi.
Scusate i mille quote, spero che il mio discorso fili

Mmmmh...noto però che siamo in molte a trovarci su posizioni concordanti...dai, insultiamoci un pochino!
