Volentieri, grazie!
Razionalmente sono consapevole del fatto che, in fin dei conti, non ho niente di cui lamentarmi. Ok, non sono "modaiola", fighetta, strafiga come la maggior parte delle persone che ho avuto modo di conoscere, ma è proprio così che sono, e, in fondo, proprio così che vorrei essere.
Nemmeno io sono modaiola o strafiga, anzi!
Purtroppo siamo in una società che vuole costringerci ad esserlo a tutti i costi, sta a noi rifiutarci. Sarebbe un vero schifo se tutti ci adeguassimo agli standard. Tu pensa che ho amiche che non si spiegano come mai le ragazze cicciottelle non vogliono dimagrire o perché una magra come me non si mette in gonna e tacchi e non si trucca mai.
Ebbene, ho conosciuto persone in forte sovrappeso che sono contente del loro fisico e che non vogliono dimagrire e questa cosa mi fa sorridere, le capisco, perché a me non me ne può fregar de meno di gonna, tacchi e tutto il resto. Io voglio essere solo me stessa.
Sono dell'idea che se una persona vuole cambiare gli altri, in realtà vuole cambiare se stessa.
Quello che mi disturba è il fatto di avere 25 anni, quindi un quarto di secolo, e di sentirmi "fallita".
Pensa che io a giugno di anni ne compio 27 e sono ancora senza lavoro, cosa che invece tu hai, e quindi non posso ancora avere figli, che è uno dei miei più grandi desideri.
Dovrei essere felice, quindi, ma poi penso che la strada che ho intrapreso non mi porterà a nulla, perché da antropologa culturale che futuro lavorativo potrei avere? Ho deciso di seguire il cuore quando ho scelto l'università, ma forse avrei dovuto pensare a costruirmi un futuro sicuro, scegliere un corso di studi che potesse portarmi ad avere qualcosa in mano (penso ad informatica, ingegneria... tutte cose per cui non sono assolutamente portata).
Ti capisco, io ho preso psicologia, quindi... A dirla tutta sono pentita di aver proseguito gli studi, ma se non l'avessi fatto oggi non sarei dove sono.
MI chiedi cosa c'è che non mi piace di me stessa... Ecco, questo. Questo starmi a lagnare per niente, il fatto di non avere la tua stessa forza. Sono consapevole del fatto che poi, tutto sommato, ciò che sto provando e vivendo ora è solo un'enorme caxxata (perdona il termine) e che, al mondo, esistono problemi ben più gravi, ma sono così invischiata in questo atteggiamento vittimista che non so proprio come fare ad uscirne.
Non è vero che i tuoi problemi sono meno gravi dei problemi degli altri, perché sono tuoi problemi e tu devi essere al centro del tuo mondo, tu sei importante. Sei nata, sei stata messa a questo mondo perché hai uno scopo, quello che devi fare ora è trovare un senso alla tua vita.
Non ti sta bene lamentarti? Ottimo, non farlo più.
Ma sfogarsi, soprattutto con persone estranee, ti fa bene, è già un passettino avanti. Io ho imparato a chiamare per nome i problemi che mi hanno afflitto negli ultimi anni. Uno si chiama Laura, e non "puttan*, troi*, zoccol*, come la chiamavo prima, no si chiama Laura (la ex del mio lui) e, una volta affrontato il problema, chiamarlo a voce alta non fa neanche più effetto; l'altro problema è stato il cancro, affrontarlo ha significato trovare in me stessa la forza per darla a chi mi circonda, al mio lui che ha perduto suo cugino, a mia madre che l'ha vissuto personalmente, ed ora è il turno di mia nonna. Se mia madre si fosse ammalata quando ero depressa, non le avrei dato nemmeno una risata di tutte quelle che le ho tirato fuori da luglio ad oggi, quindi sono stata importantissima, ho avuto un ruolo determinante in questo periodo e sono fiera di come l'ho affrontato. Tocca a te ora fare luce dentro te stessa, affrontare i tuoi problemi e capire come fare in maniera tale che tu stia meglio.
In bocca al cacciatore!
