UNICEF-PAM per Myanmar

Presentazione dei nuovi arrivati e chiacchiere in libertà. Non si vive di soli cosmetici ;)

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Gio'
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UNICEF-PAM per Myanmar

Messaggio da Gio' »

Magari a qualcuno interessa ed apro un nuovo topic...

Dal 7 maggio sarà possibile effettuare, anche tramite SMS, donazioni a
sostegno della popolazione del Myanmar colpita dal violento ciclone che si è abbattuto sul paese causando morti e devastazioni.

I Comitati italiani di PAM e UNICEF hanno infatti attivato una raccolta
fondi congiunta, a sostegno dell'azione delle due agenzie ONU che si sono immediatamente impegnate in Myanmar per soccorrere la popolazione nei distretti più colpiti.

Basterà inviare un SMS al numero 48581 dal telefonino personale TIM,
Vodafone, Wind e 3 per donare 1 euro. La donazione sarà di 2 euro chiamando lo stesso numero 48581 dal telefono fisso Telecom Italia.

Gli importi (esenti IVA) saranno interamente devoluti a PAM e UNICEF per gli interventi urgenti in Myanmar, attraverso il Comitato Italiano del PAM e il Comitato Italiano per l'UNICEF.

Sarà possibile effettuare anche donazioni bancarie sul conto corrente congiunto PAM-UNICEF presso Banca Etica, conto n. 303030, Filiale di Roma, via Rasella 14 - ABI 05018 CAB 03200, causale: "UNICEF-PAM per Myanmar".



Aggiungo questo messaggio dal sito: http://www.burmacampaign.org.uk/cyclonenargis.php


Dear friends

Cyclone Nargis has caused massive destruction across Burma. Over 22,000 people have died, over a million people are homeless and tens of thousands of people are missing. We fear the death-toll in Burma will escalate dramatically unless aid is delivered to victims in the next few days. Most people already live in poverty, and have no resources to cope with a disaster on this scale.

We are very concerned about the Irrawaddy division, which bore the brunt of the storms. The region produces much of Burma’s rice and its inhabitants live in bamboo huts held together by grass. We fear that these houses simply did not survive the storm's 190 km/h winds and 3.5 metre storm surge.

We are working hard to help the affected people. We have successfully lobbied the UK government to take action and today they pledged to give £5 million to the relief effort.

No country would be able to cope with this event alone, but instead of warning the population that the storm was coming and making disaster relief plans, the regime did nothing. And now instead of allowing in disaster relief agencies to do their work, the regime is refusing to allow free access to humanitarian organisations. The regime ruling Burma places severe restrictions on the delivery of aid, and this has largely gone unchallenged by the international community. Although the regime has said it will accept aid, there is no information on what aid it will allow and where it can be delivered. It is essential that aid is delivered through independent agencies, such as the UN and aid agencies, rather than the regime, which is likely to misuse or steal aid.

Please check our website for the latest news, http://www.burmacampaign.org.uk/cyclonenargis.php

Thank you.

Johnny Chatterton
The Burma Campaign UK


The Burma Campaign UK
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28 Charles Square
London N1 6HT
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malinche
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Messaggio da malinche »

Spero di non offendere nessuno: è solo per ragionare insieme...! :)

Siamo sicuri di poterci fidare dell'unicef? dopo i vari scandali (l'ultimo, che io sappia: in Germania, denaro usato per ristrutturar la sede) qualche dubbio ce l'ho...
Personalmente preferisco mandar qualcosa a Medici senza frontiere o a Emergency. Certamente anche loro hanno fatto errori ma ...scandali - che io sappia - non sono venuti fuori... Almeno finora...
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Gio'
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Re: UNICEF-PAM per Myanmar

Messaggio da Gio' »

Cara, non farti scrupoli, ho aperto il topic proprio per avviare una discussione costruttiva :)

Tuttavia, sottolineo i passaggi della lettera postata sopra che riguardano la questione - sacrosanta - da te evidenziata:
Gio' ha scritto:(...)And now instead of allowing in disaster relief agencies to do their work, the regime is refusing to allow free access to humanitarian organisations. The regime ruling Burma places severe restrictions on the delivery of aid, and this has largely gone unchallenged by the international community. Although the regime has said it will accept aid, there is no information on what aid it will allow and where it can be delivered. It is essential that aid is delivered through independent agencies, such as the UN and aid agencies, rather than the regime, which is likely to misuse or steal aid.
In sostanza, e per chi fosse digiuno di inglese, il regime birmano rifiuta di concedere libero accesso alle organizzazioni umanitarie e pone severe restrizioni alle consegne di aiuti, sebbene ufficialmente dica di volerli accettare. Pare essenziale che gli aiuti siano consegnati attraverso agenzie indipendenti, quali le Nazioni Unite e simili.
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malinche
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Re: UNICEF-PAM per Myanmar

Messaggio da malinche »

Premessa: mentre noi qui stiamo a chiacchierare, li' stanno morendo. E l'obiettivo di tutti e' che gli aiuti arrivino davvero!
Ecco quanto ho trovato sul sito di medici senza frontiere: non per contrapporre, ci mancherebbe!!!! ma per sostenere di piu'!
E tener viva l'attenzione...

Intervista a Souheil Reaiche, capo missione di Medici Senza Frontiere, da Yangoon
08/05/2008
Quali aiuti siete già stati in grado di distribuire?

Lunedì abbiamo distribuito generi di prima necessità, tra cui teli di plastica per fornire un riparo a diverse migliaia di persone. Ieri e oggi siamo riusciti a distribuire generi alimentari sufficienti per una settimana a 2mila persone nella regione di Twantey, a due ore da Yangoon. Abbiamo distribuito carburante alle scuole e ai monasteri per fare funzionare le loro pompe per l’acqua. Abbiamo inoltre distribuito generi alimentari a 350 persone che hanno cercato riparo in un monastero. I bisogni sono così importanti che cerchiamo di combinare le azioni di valutazione dei bisogni e quelle di assistenza per guadagnare tempo. Quando le equipe di MSF si sono recate a Twantey per valutare la situazione, hanno portato con loro generi di prima necessità e una tonnellata di cibo. Questa è un’azione salva-vita.

Oggi invieremo un’equipe composta da un medico, due logisti e un traduttore nel sud, nella regione di Bagaley, a sette ore di auto. Questa zona costiera è stata colpita molto duramente. In base alla loro valutazione della situazione, camion carichi di generi di prima necessità e cibo sono pronti a partire.



Cosa vedono gli operatori di MSF sul terreno?

Le persone sono traumatizzate. Un uomo, un marinaio, ci ha raccontato che il suo villaggio è stato completamente distrutto. Ha detto che non aveva notizie sulla sorte dei 4mila abitanti del villaggio vicino, che si trova ancora sotto un metro d’acqua. La gente racconta di avere trascorso la notte del ciclone arrampicata sugli alberi, guardando i propri villaggi che venivano distrutti.

La gente dice che la Birmania non ha mai visto una simile catastrofe; hanno perso tutto e nutrono poche speranze di ricevere assistenza. Nelle regioni di Twantey e Dalla, l’80% dei villaggi sono distrutti. Alcuni villaggi sono ancora sotto un metro d’acqua e non possono essere raggiunti. Tutte le costruzioni di bambù sono state spazzate via. Queste costruzioni rappresentano la maggioranza delle case in questi villaggi. Un terzo della città di Twantey è stato distrutto.

Si è dimostrato impossibile raggiungere le zone che sono ancora inondate. Possono essere raggiunte solamente in barca, e tutte le imbarcazioni locali sono state distrutte. Stiamo cercando di comprare barche a Yangoon e anche di portarle nel paese da fuori.

Nella stessa Yangoon, le nostre equipe hanno valutato la situazione in diverse zone, inclusa la zona di Okalapa, dove abitano 4mila persone in cinque chilometri quadrati. Non hanno accesso all’acqua potabile, poiché tutti i pozzi sono inondati o coperti di terra, o manca il carburante per pompare l’acqua. Sono quindi costretti a bere l’acqua del fiume. Per questo stiamo avviando un programma di distribuzione di acqua potabile.



Quali sono le priorità in questo momento?

Cibo, alloggi e accesso all'acqua potabile sono le priorità di queste ore. La popolazione birmana era già estremamente vulnerabile prima di questa catastrofe. Al momento le persone vivono in condizioni estremamente precarie, senza cibo, acqua potabile e dormendo all’aperto. Inoltre la malaria e la dengue sono prevalenti in queste zone. Stiamo organizzando una distribuzione di zanzariere per i prossimi giorni.





Quali sono le difficoltà che dovete affrontare nella distribuzione degli aiuti?

Non abbiamo incontrato nessun problema particolare o restrizioni nel fare la nostra prima valutazione della situazione e nella distribuzioni degli aiuti. Stiamo continuando a portare assistenza alle popolazioni colpite e stiamo valutando la situazione in altre zone per poter allargare il campo di azione degli aiuti. Tuttavia è chiaro che oggi, con le limitazioni che abbiamo, sia in termini di risorse umane che di materiali, non siamo in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione. In seguito all'appello del governo per ricevere assistenza internazionale, è essenziale che i visti di emergenza siano rilasciati quanto prima, e che le spedizioni di soccorso siano autorizzate ad arrivare. Altre squadre di MSF sono in attesa dei visti da 48 ore, per potersi unire a quelle già presenti nel paese.(http://www.medicisenzafrontiere.it/msfi ... sp?id=1692)
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Gio'
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Messaggio da Gio' »

Sono lieta che MSF siano riusciti ad attivarsi subito e stiano lavorando alacremente! Grazie delle info :)

Viceversa, non conoscevo il bilancio dell'Unicef :x
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malinche
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Messaggio da malinche »

Mi e' appena arrivato un appello di MSF

Ciclone in Myanmar (Birmania): Medici Senza Frontiere lancia un appello straordinario di raccolta fondi
MSF è impegnata nelle attività di soccorso alla popolazione birmana con più di 40 operatori internazionali e 1.200 operatori nazionali.
09/05/2008
Medici Senza Frontiere (MSF), la più grande organizzazione umanitaria indipendente di soccorso medico, lancia un appello straordinario di raccolta fondi per sostenere le sue attività in Myanmar. MSF è impegnata nelle attività di soccorso alla popolazione birmana con più di 40 operatori internazionali e 1.200 operatori nazionali. Cinque aerei cargo con più di 200 tonnellate di aiuti (cibo, medicinali, imbarcazioni leggere, beni di prima necessità) sono in partenza per il Myanmar. In questi giorni, le equipe di MSF hanno raggiunto le zone più colpite dal ciclone, nel delta del fiume Irrawady, a sud-ovest di Yangoon, offrendo cure ai feriti, distribuendo cibo e generi di soccorso e migliorando l’accesso all’acqua potabile.

“MSF raramente lancia appelli straordinari di raccolta fondi: l’ultima volta fu per lo tsunami del 2004. Non ne abbiamo lanciati più da allora, né per il terremoto in Kashmir del 2005, né per il recente ciclone in Bangladesh perché abbiamo sempre ritenuto che questo tipo di appelli dovessero essere usati con parsimonia solo per situazioni la cui gravità richiedeva un sforzo straordinario”, dichiara Kostas Moschochoritis, Direttore generale di MSF Italia.

“Oggi lanciamo questo appello straordinario non solo per assistere le vittime dirette del ciclone, ma anche per garantire continuità a quei progetti che già avevamo nel paese e che sono stati pesantemente danneggiati”, continua Moschochoritis. MSF è infatti presente in Myanmar dal 1992 e effettua ogni anno 1 milione di consultazioni mediche e solo l’anno scorso ha curato più di 200mila persone colpite dalla malaria. Inoltre, MSF cura 16mila pazienti affetti da HIV/AIDS e fornisce cure antiretrovirali a 8mila di questi.

Per MSF è cruciale intensificare le proprie operazioni di soccorso per la popolazione colpita dal ciclone, senza abbandonare i nostri pazienti colpiti dalla malaria e dall’HIV/AIDS.

Per sostenere le attività di MSF in Myanmar:
Donazioni on line con carta di credito tramite sito www.medicisenzafrontiere.it
ccp 000087486007




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Shanty
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Messaggio da Shanty »

Il comportamento della giunta in birmania è allucinante, il disprezzo che hanno per la vita umana non ha limite...
L'altalena per l'ingresso e la distribuzione degli aiuti andrà a peggiorare ancora di più la situazione e migliaia di persone sopravvissute alla prima tragedia rischiano di morire perchè gli aiuti e i soccorritori sono o rifiutati :shock: o bloccati o chissa cosa, loro intanto hanno confermato il referendum :shock: , questo sì che è di vitale importanza...
mi sento scossa dalla situazione in cui si trova questo popolo da tanto troppo tempo ...
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malinche
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Messaggio da malinche »

Ancora su Medici senza Frontiere in Myanmar. Perdonate l'insistenza ma la situazione mi sembra davvero drammatica

MSF è impegnata nelle attività di soccorso alla popolazione birmana con più di 43 operatori internazionali e 1.200 operatori nazionali. Cinque aerei cargo con più di 200 tonnellate di aiuti (cibo, medicinali, imbarcazioni leggere, beni di prima necessità) sono in partenza per il Myanmar. In questi giorni, le equipe di MSF hanno raggiunto con piccole imbarcazioni le zone più colpite dal ciclone, nel delta del fiume Irrawady, a sud-ovest di Yangoon, dove il 95% delle case à stato distrutto dal ciclone. A Bassein MSF ha inviato nove camion con 14mila teli di plastica per costruire ripari temporanei, 62 tonnellate di riso, olio e cibo terapeutico per bambini malnutriti.


Per sostenere le attività di MSF in Myanmar:

Donazioni on line con carta di credito tramite sito http://www.medicesenzafrontiere.it
Ccp 000087486007 - causale: MYANMAR/BIRMANIA
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malinche
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Messaggio da malinche »

Ancora notizie da Medici senza Frontiere

Vi scrivo da...Ngapudaw (delta dell'Irrawaddy)
Riportiamo la testimonianza di una ragazza di 27 anni, medico di MSF, da poco rientrata a Yangon dopo aver lavorato per due settimane a Ngapudaw.
11/06/2008

Ho passato la prima settimana su una barca ormeggiata lungo la costa della middle island insieme agli altri 15 membri del team. Non era un bel posto, il tempo era pessimo e pioveva tutti i giorni.

Le traversate erano difficilissime. La notte dormivamo sulla barca grande dove c’erano anche le scorte, e di giorno utilizzavamo delle barche più piccole per arrivare nei villaggi. Per raggiungere alcuni villaggi dipendevamo dalla marea. Vivevamo in condizioni estremamente difficili: qualsiasi cosa era bagnata e ci dovevamo fare la doccia con l’acqua salata o, in alternative, fare mezz’ora di viaggio per raggiungere una fonte di acqua dolce. Trascorrevamo le serate insieme sulla barca ma non c’erano svaghi. Non c’era musica da ascoltare né nient’altro che potesse distogliere la nostra mente dalle cose terribili che avevamo visto e sentito lavorando nel delta.

È stato terribile ma sono molto contenta di quello che ho fatto. La popolazione del delta ha un bisogno disperato del nostro aiuto e vorrei tornare là appena mi sarò riposata un po’...

Lo spirito del nostro team era molto alto. Ma alla sera era molto difficile prendere sonno. Continuavo a pensare alle storie orribili che avevo sentito durante il giorno, a volte non mi sentivo al sicuro a causa del brutto tempo e per la paura che arrivasse un altro uragano.

Al mattino venivamo svegliati prestissimo, intorno alle 5, dal rumore delle barche che passavano vicino al molo. Ci mettevamo i vestiti bagnati, ci lavavamo i denti poi facevamo colazione con noodles e caffè solubile. Dopo colazione i team si suddividevano su barche più piccole per raggiungere i singoli villaggi. Lungo il tragitto superavamo cadaveri di uomini e carcasse di animali che galleggiavano nell’acqua. In alcuni posti c’erano ancora dei corpi sotto alle macerie delle case, gli abitanti del villaggio non erano ancora riusciti a rimuoverli. L’odore era terribile: penso che non lo dimenticherò mai.

Nei villaggi la gente era felice di vederci arrivare. Vedeva da lontano i nostri giubbotti di salvataggio e capiva che venivamo ad aiutarla. In molti piccoli villaggi eravamo le prime persone a portare un qualsiasi genere di aiuto alla popolazione.

Appena scendevamo dalla barca gli abitanti ci seguivano in giro per il villaggio. Ci aiutavano a trovare una casa dove fare le visite e organizzare la distribuzione di generi di prima necessità. Abbiamo visitato moltissimi di pazienti con sintomatologia da stress, dolori agli arti e ipertensione, soprattutto nei villaggi più colpiti dalla catastrofe, nei quali sono rimaste uccise molte persone nelle inondazioni. È molto triste. Hanno ancora paura e molte persone vengono a parlare con noi e si sentono un po’ rassicurate dal fatto che qualcuno è venuto ad aiutarle. In questo modo si sentono un po’ più al sicuro.

Di solito passavamo l’intera giornata visitando pazienti. Se c’era ancora un po’ di cibo nel villaggio la gente ci preparava qualcosa da mangiare. Ma in alcuni villaggi non avevano niente da offrirci se non le cose portate da noi. Durante il giorno ascoltavamo tante storie dai pazienti, tante persone angosciate che hanno perso i familiari: bambini e genitori.

Un paziente di 35 anni è venuto da noi e aveva piaghe nere su tutta la schiena che sembravano segni di frustate. Le piaghe erano state causate dal vento che aveva sferzato la pioggia sulla sua pelle nuda. Quando l’inondazione ha colpito il suo villaggio, l’uomo è salito su una palma per cercare scampo. Il vento era così forte che si è tolto il longgyi (il sarong birmano) e si è legato all’albero. È rimasto appeso lì per 5 ore dopo aver visto la sua famiglia morire annegata.

Abbiamo curato una donna anziana con sintomi di malnutrizione. Negli ultimi cinque giorni aveva mangiato solo un po’ di riso. Lei e suo marito, che è molto anziano, erano i soli membri della famiglia ad essere sopravvissuti al ciclone, perché figli e nipoti erano annegati.

In un monastero situato in un villaggio più grande abbiamo trovato 14 persone, uniche sopravissute dell’intero villaggio: un uomo, una donna e alcuni bambini. Tutti gli altri erano morti annegati e il loro villaggio era scomparso. Non avevano più nulla: dopo il ciclone alcuni non avevano più neanche i vestiti.

Di sera, dopo una giornata passata a visitare i pazienti, tornavamo sulla barca più grande. Ci riunivamo agli altri team e parlavamo.

Durante la prima settimana nel delta ci sentivamo ancora abbastanza eroici, come se stessimo realmente aiutando la popolazione in circostanze difficili. Ma nel corso della seconda settimana tutti noi abbiamo cominciato a sentirci molto più depressi. Ogni giorno sentivamo altre storie e vedevamo altre case distrutte e altri morti. Cominciavamo a sentirci esausti e le dimensioni della catastrofe sembravano insormontabili. Avevamo solo un cellulare che funzionava e di sera stavamo tutti in cerchio intorno al telefono aspettando il nostro turno per chiamare la famiglia e gli amici.

Adesso siamo a Yangon e sono molto contenta perché possiamo riposarci e rimetterci in forze prima di tornare nel delta e riprendere il nostro lavoro.
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Gio'
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Messaggio da Gio' »

:cry:

Meno male che ci sono persone così...
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