Mi pare indaghi principalmente l'ambito alimentare, non l'uso esterno.
Al di là di questo, è un libello di una trentina di pagine di cui, pur leggendolo con attenzione, capirei molto poco perché non sono un biologo, né un nutrizionista; sono un emerito signor nessuno.
Nella mia ignoranza, quel che riesco a capire è che, posto anche questo studio sia fondato, ben realizzato, che sia basato su dati sperimentali ampi e ben documentati, che tali dati siano ben interpretati, etc etc. si tratta di uno studio. Per uno studio che dimostra questo collegamento, sicuramente ce n'è un altro che dimostra l'assenza di collegamenti. Non a caso, nell'abstract (l'unica cosa di questo testo che ho letto integralmente), all'autore preme precisare che:
In pratica l'autore sostiene che finora ci si è basati sulla erronea convinzione che l'alluminio assunto non è tutto biodisponibile, ma in gran parte viene estromesso dall'organismo come "rifiuto".Misconceptions about Al bioavailability may have misled scientists regarding
the significance of Al in the pathogenesis of AD. The hypothesis that Al significantly contributes to AD is built upon very solid
experimental evidence and should not be dismissed.
Insomma, uno studio, non mi fornisce certezze, ma, posto sia valido, solleva delle possibilità.
E non a caso io non solo non compro più deodoranti col cloridrato dentro, ma ho riciclato convertendolo a prodotto per le scarpe un deodorante bio all'allume di rocca, e l'unico deodorante che uso quotidianamente è uno che mi sono spignattato col bicarbonato e che poco ha da invidiare ai prodotti in commercio (per certi versi è pure meglio).
Per fare il punto della questione, io non sto difendendo l'alluminio (sarei la persona meno adatta), sto difendendo la necessità di non spacciare per certezze quelle che sono delle possibilità, cioè delle considerazioni che fanno riferimento ad un contraddittorio scientifico attualmente in corso.