D di Repubblica n. 573
Inviato: domenica 11 novembre, 2007 10:23
NEOBEAUTY - Organici. Ma anche equosolidali e a impatto zero.
Avanzano gli antietà che all’efficacia cosmetica aggiungono valori sociali. Che
parlano d’ambiente
di Paola Gariboldi
Foto Stefano Galuzzi
Quello che era iniziato come un idealismo hippy è oggi il fenomeno più
importante nel campo della cura della persona».
Così scriveva suThe Times, alla scomparsa di Anita Roddick, fondatrice
di The Body Shop avvenuta lo scorso settembre, la giornalista Alice Miles.
La storia della pioniera della creme naturali - che a Brighton nel ’76 aveva
inaugurato la sua carriera con quindici creme e l’ha conclusa trent’anni dopo con oltre duemila negozi monomarca in cinquantacinque Paesi e una vendita plurimilionaria alla multinazionale della bellezza L’Oréal - è un ottimo esempio per capire il successo di un fenomeno che sembra destinato ad aumentare.
Ma cammin facendo, la cosmetica verde si è arricchita di valori aggiunti,
da quelli legati al biologico sino a quelli ambientali ed equosolidali. Un numero di formule in continuo incremento, blog di consumatori sempre più attivi e frequentati, sono solo due dei segnali che fanno pensare a un campo ancora molto promettente. E poi ci sono sempre le cifre. In Italia il mercato è passato dai cento milioni di euro nel 2002 ai centottanta dello scorso anno e si prevede un raddoppio nel giro dei prossimi quattro. Cosa ancora altrettanto significativa è che alcune major della bellezza perlustrano nuove modalità di ricerca e produzione.
Sensibili ai desideri femminili - tanto che il loro marketing per anticiparli
si specializza nell’indagare quelli ancora inespressi - le aziende stanno attrezzando le loro équipe con botanici dai curriculum prestigiosi e intraprendono collaborazioni con studiosi dell’ambiente (perché, come già aveva intuito Anita Roddick, “un idratante non è solo una crema, ma è politica”). In America, la Lancôme per abbattere l’impatto sull’ambiente
della sua ultima crema, quella Primordiale Skin Recharge che arriverà
in Italia all’inizio del 2008, ha piantato mille alberi. «Quando l’azienda ci ha proposto la partnership non ci siamo tanto sorpresi», racconta Eric Carlson presidente di Carbonfund.org che ha organizzato e certificato l’iniziativa. «Per un’azienda entrare a far parte di chi si preoccupa di trovare soluzioni per l’ambiente sta diventando sempre più importante. Abbiamo lavorato cercando innanzitutto di calcolare il tipo d’impatto ambientale dei loro prodotti, considerando il tipo di aspettativa della
loro consumatrice, le sue motivazioni.
Quindi siamo arrivati a definire questo programma come il più attraente
per lei e il più adatto nel contrastare il cambiamento climatico». Del resto il campo è ancora tutto da esplorare, ed è disturbato da falsi miti, assenza di unità nella nomenclatura e con certificazioni che non aiutano. «Non è vero che una crema organica ha meno impatto sull’ambiente di una che non lo è.
Ma certo grazie alla nostra collaborazione Lancôme ha oggi uno dei prodotti più “greenest” al mondo».
DAL GIARDINO BOTANICO
«La salute è il primo dovere nella vita». Può sembrare sorprendente ma la massima di Oscar Wilde è diventata il mantra di un marchio cosmetico.
Sanoflore, azienda che nel Vercours francese coltiva piante e fiori seguendo le regole dell’agricoltura biologica, è arrivata in Italia con creme e detergenti per il viso, emulsioni per il corpo e tisane. Fiore all’occhiello del marchio, gli oli essenziali che crescono sotto le loro vigili attenzioni, per avere la garanzia di totale estraneità ad agenti chimici e inquinanti. Certificati Ecocert, i cosmetici Sanoflore hanno formule che eliminano quelli che, nelle tradizionali creme, sono i componenti inattivi sulla pelle. Così la normale acqua è sostituita con acque floreali bio provenienti dalla distillazione delle piante aromatiche. In più, non esiste aggiunta di profumazioni estranee: le fragranze sono tutte merito degli oli essenziali contenuti nella formula.
ITawira
A luglio ha acquisito la Ojon, linea di prodotti per capelli realizzati con un olio coltivato, estratto e lavorato dalla tribù degli indiani d’America Tawira, quindi un marchio equosolidale.
Il primo per la multinazionale della bellezza Estée Lauder, che sembra guardare con un occhio di tutto rispetto la cosmesi naturale.
Tanto che in Italia ha appena introdotto quattro nuovi antietà di Darphin, altro brand di sua proprietà, già conosciuto per i suoi estratti e oli aromatici vegetali. La linea Fibrogène, specifica per le prime rughe delle pelli fragili e disidratate, è sviluppata su una formula con olio di coriandolo
e burro di karité. I quattro prodotti, oltre crema e siero, includono olio essenziale e un balsamo.
ISOLE INCONTAMINATE
È a pochi chilometri da Dublino, in una foresta fiabesca, che si nasconde Monart. È una delle più esclusive eco-spa d’Inghilterra. [seguono indicazioni su dove si trova, n.d.r.]
SENZA DIFETTI
«Inutile negare l’evidenza: le materie prime biologiche hanno spesso odori forti e colori non esattamente gradevoli. Inoltre per i laboratori resta il problema dei conservanti, che devono essere in quantità minima»,
spiega Joëlle Genest, direttrice scientifica di Care, la linea organica di antietà di Stella McCartney. «Infatti, i nostri ricercatori hanno dovuto fare vere acrobazie per rendere le formule piacevoli e ben assorbibili, e rendere le loro fragranze attraenti». Ma il lavoro ha portato a buoni frutti e la linea Care di Stella McCartney (con un’offerta a oggi di nove prodotti
per il viso) è la prima linea cosmetica bio che esce da una segmentazione “di nicchia” per proporre un’offerta di cosmesi “alta” e che ha tutti gli attributi per rivendicare una posizione a parte. «Si possono amare le belle cose senza per questo rinnegare i valori ecologici. E il fatto di portare il nome della stilista è stato un aiuto non trascurabile di fronte all’atteggiamento spesso un po’ freddino della distribuzione tradizionale davanti a questo tipo di prodotti. Silvia Manzoni
ILDOTTOR PUREZZA
Con il rinnovo del reparto cosmetico ha dedicato uno spazio alle creme naturali e bio. All’ingresso di La Rinascente Duomo di Milano sfilano creme e antietà di marchi selezionati. E anche a Parigi, quella che due anni fa era nata come corner per brand di nicchia, la beauty room dei grandi magazzini Printemps di boulevard Haussmann, si è offerta un lifting completo. Ma il Printemps non si è voluto fermare e ha creato uno stand dedicato al Dr Hauschka. In posizione centrale, ci sarà anche la nuovissima boutique dell’americano Kiehl’s, la più grande d’Europa. I magazzini parigini sono stati tra i primi a intuire l’importanza di questo settore e ad aver investito nell’offerta di skincare biologico e naturale. E oggi sono premiati da ottimi risultati: in termini economici e di affluenza
di pubblico, la beauty room realizza una delle migliori performance al metro quadrato di tutto lo store. S.M.
50%
Tremilacinquecento prodotti per centonovanta marchi. A oggi, questo è il numero dei prodotti certificati Ecocert, il più importante riconoscimento europeo in materia di ingredienti biologici. «Durante lo scorso anno abbiamo registrato un aumento del 50 per cento delle domande di certificazione e dovremmo chiudere il 2007 con un aumento ulteriore. Ormai la tendenza è questa e non si torna più indietro», racconta Valérie Lemaire, responsabile di Ecocert.
Se in effetti agli inizi - quindici anni fa - questi cosmetici avevano una connotazione quasi “farmaceutica” e rivendicavano una posizione di nicchia, oggi hanno guadagnato terreno e visibilità e in Francia generano un fatturato di circa 150 milioni di euro, con una crescita che si aggira intorno al 20 per cento ogni anno. Secondo Valérie Lemaire
Marie-Catherine Husson, caporedattrice di Novethic, sito che si occupa di sviluppo responsabile, «gli indicatori mostrano che dopo il successo dei prodotti bio per viso e corpo, si svilupperà il maquillage e, buon ultimo, il profumo, sul quale si stanno facendo ricerche interessanti». S.M.
UN GESTO MILITANTE
Niente a che fare con gli hippies sessantottini. «Il bio non è privazione e sacrificio ma è la nuova frontiera del glamour».
Parola di Dominique Leguay, direttrice dell’agenzia di tendenze francese Alchimie, attenta osservatrice del fenomeno.
«Creme e antietà bio devono procurare un triplo piacere: quello di farci sentire “protette” da formule certificate, di preservare l’ambiente pur
mantenendo la carica di fascino dei cosmetici. E quando li si compra, si ha l’impressione di fare un atto “militante”. Per questo si accetta anche un prezzo più elevato per i cosmetici bio, come avviene nell’alimentazione,
perché si ha l’impressione di fare un gesto o verso il pianeta o verso
se stessi. «I brand più convincenti sono quelli che adottano discorsi
che evitano il linguaggio tipico del marketing. In fondo, oggi delle figure come il Dalai Lama sanno parlare meglio di bellezza di un brand tradizionale». S.M.
MANIE UK
Esperta botanica una e giornalista l’altra.
Liz Earle e Kim Buckland si sono accorte subito di aver avuto una buona idea quando nel ’96 hanno creato la loro linea di cosmetici naturali:
alla prima vendita su QVC, rete della tv inglese dedicata allo shopping, dopo mezz’ora hanno terminato i prodotti. Oggi i loro idratanti e antietà
si possono comperare nel negozio appena inaugurato a Chelsea nel cuore elegante di Londra, al 53 Duke of York Square, o sul loro sito internet (www.lizearle.com). Hanno invece scelto un Kings road, Margo e Francesco Marrone che al numero 396, non lontano da Sloane
square, hanno aperto The Organic Pharmacy, beauty shop con linea di cosmetici, integratori e rimedi naturali rigorosamente organici (www.theorganicpharmacy.com). B.T.
Avanzano gli antietà che all’efficacia cosmetica aggiungono valori sociali. Che
parlano d’ambiente
di Paola Gariboldi
Foto Stefano Galuzzi
Quello che era iniziato come un idealismo hippy è oggi il fenomeno più
importante nel campo della cura della persona».
Così scriveva suThe Times, alla scomparsa di Anita Roddick, fondatrice
di The Body Shop avvenuta lo scorso settembre, la giornalista Alice Miles.
La storia della pioniera della creme naturali - che a Brighton nel ’76 aveva
inaugurato la sua carriera con quindici creme e l’ha conclusa trent’anni dopo con oltre duemila negozi monomarca in cinquantacinque Paesi e una vendita plurimilionaria alla multinazionale della bellezza L’Oréal - è un ottimo esempio per capire il successo di un fenomeno che sembra destinato ad aumentare.
Ma cammin facendo, la cosmetica verde si è arricchita di valori aggiunti,
da quelli legati al biologico sino a quelli ambientali ed equosolidali. Un numero di formule in continuo incremento, blog di consumatori sempre più attivi e frequentati, sono solo due dei segnali che fanno pensare a un campo ancora molto promettente. E poi ci sono sempre le cifre. In Italia il mercato è passato dai cento milioni di euro nel 2002 ai centottanta dello scorso anno e si prevede un raddoppio nel giro dei prossimi quattro. Cosa ancora altrettanto significativa è che alcune major della bellezza perlustrano nuove modalità di ricerca e produzione.
Sensibili ai desideri femminili - tanto che il loro marketing per anticiparli
si specializza nell’indagare quelli ancora inespressi - le aziende stanno attrezzando le loro équipe con botanici dai curriculum prestigiosi e intraprendono collaborazioni con studiosi dell’ambiente (perché, come già aveva intuito Anita Roddick, “un idratante non è solo una crema, ma è politica”). In America, la Lancôme per abbattere l’impatto sull’ambiente
della sua ultima crema, quella Primordiale Skin Recharge che arriverà
in Italia all’inizio del 2008, ha piantato mille alberi. «Quando l’azienda ci ha proposto la partnership non ci siamo tanto sorpresi», racconta Eric Carlson presidente di Carbonfund.org che ha organizzato e certificato l’iniziativa. «Per un’azienda entrare a far parte di chi si preoccupa di trovare soluzioni per l’ambiente sta diventando sempre più importante. Abbiamo lavorato cercando innanzitutto di calcolare il tipo d’impatto ambientale dei loro prodotti, considerando il tipo di aspettativa della
loro consumatrice, le sue motivazioni.
Quindi siamo arrivati a definire questo programma come il più attraente
per lei e il più adatto nel contrastare il cambiamento climatico». Del resto il campo è ancora tutto da esplorare, ed è disturbato da falsi miti, assenza di unità nella nomenclatura e con certificazioni che non aiutano. «Non è vero che una crema organica ha meno impatto sull’ambiente di una che non lo è.
Ma certo grazie alla nostra collaborazione Lancôme ha oggi uno dei prodotti più “greenest” al mondo».
DAL GIARDINO BOTANICO
«La salute è il primo dovere nella vita». Può sembrare sorprendente ma la massima di Oscar Wilde è diventata il mantra di un marchio cosmetico.
Sanoflore, azienda che nel Vercours francese coltiva piante e fiori seguendo le regole dell’agricoltura biologica, è arrivata in Italia con creme e detergenti per il viso, emulsioni per il corpo e tisane. Fiore all’occhiello del marchio, gli oli essenziali che crescono sotto le loro vigili attenzioni, per avere la garanzia di totale estraneità ad agenti chimici e inquinanti. Certificati Ecocert, i cosmetici Sanoflore hanno formule che eliminano quelli che, nelle tradizionali creme, sono i componenti inattivi sulla pelle. Così la normale acqua è sostituita con acque floreali bio provenienti dalla distillazione delle piante aromatiche. In più, non esiste aggiunta di profumazioni estranee: le fragranze sono tutte merito degli oli essenziali contenuti nella formula.
ITawira
A luglio ha acquisito la Ojon, linea di prodotti per capelli realizzati con un olio coltivato, estratto e lavorato dalla tribù degli indiani d’America Tawira, quindi un marchio equosolidale.
Il primo per la multinazionale della bellezza Estée Lauder, che sembra guardare con un occhio di tutto rispetto la cosmesi naturale.
Tanto che in Italia ha appena introdotto quattro nuovi antietà di Darphin, altro brand di sua proprietà, già conosciuto per i suoi estratti e oli aromatici vegetali. La linea Fibrogène, specifica per le prime rughe delle pelli fragili e disidratate, è sviluppata su una formula con olio di coriandolo
e burro di karité. I quattro prodotti, oltre crema e siero, includono olio essenziale e un balsamo.
ISOLE INCONTAMINATE
È a pochi chilometri da Dublino, in una foresta fiabesca, che si nasconde Monart. È una delle più esclusive eco-spa d’Inghilterra. [seguono indicazioni su dove si trova, n.d.r.]
SENZA DIFETTI
«Inutile negare l’evidenza: le materie prime biologiche hanno spesso odori forti e colori non esattamente gradevoli. Inoltre per i laboratori resta il problema dei conservanti, che devono essere in quantità minima»,
spiega Joëlle Genest, direttrice scientifica di Care, la linea organica di antietà di Stella McCartney. «Infatti, i nostri ricercatori hanno dovuto fare vere acrobazie per rendere le formule piacevoli e ben assorbibili, e rendere le loro fragranze attraenti». Ma il lavoro ha portato a buoni frutti e la linea Care di Stella McCartney (con un’offerta a oggi di nove prodotti
per il viso) è la prima linea cosmetica bio che esce da una segmentazione “di nicchia” per proporre un’offerta di cosmesi “alta” e che ha tutti gli attributi per rivendicare una posizione a parte. «Si possono amare le belle cose senza per questo rinnegare i valori ecologici. E il fatto di portare il nome della stilista è stato un aiuto non trascurabile di fronte all’atteggiamento spesso un po’ freddino della distribuzione tradizionale davanti a questo tipo di prodotti. Silvia Manzoni
ILDOTTOR PUREZZA
Con il rinnovo del reparto cosmetico ha dedicato uno spazio alle creme naturali e bio. All’ingresso di La Rinascente Duomo di Milano sfilano creme e antietà di marchi selezionati. E anche a Parigi, quella che due anni fa era nata come corner per brand di nicchia, la beauty room dei grandi magazzini Printemps di boulevard Haussmann, si è offerta un lifting completo. Ma il Printemps non si è voluto fermare e ha creato uno stand dedicato al Dr Hauschka. In posizione centrale, ci sarà anche la nuovissima boutique dell’americano Kiehl’s, la più grande d’Europa. I magazzini parigini sono stati tra i primi a intuire l’importanza di questo settore e ad aver investito nell’offerta di skincare biologico e naturale. E oggi sono premiati da ottimi risultati: in termini economici e di affluenza
di pubblico, la beauty room realizza una delle migliori performance al metro quadrato di tutto lo store. S.M.
50%
Tremilacinquecento prodotti per centonovanta marchi. A oggi, questo è il numero dei prodotti certificati Ecocert, il più importante riconoscimento europeo in materia di ingredienti biologici. «Durante lo scorso anno abbiamo registrato un aumento del 50 per cento delle domande di certificazione e dovremmo chiudere il 2007 con un aumento ulteriore. Ormai la tendenza è questa e non si torna più indietro», racconta Valérie Lemaire, responsabile di Ecocert.
Se in effetti agli inizi - quindici anni fa - questi cosmetici avevano una connotazione quasi “farmaceutica” e rivendicavano una posizione di nicchia, oggi hanno guadagnato terreno e visibilità e in Francia generano un fatturato di circa 150 milioni di euro, con una crescita che si aggira intorno al 20 per cento ogni anno. Secondo Valérie Lemaire
Marie-Catherine Husson, caporedattrice di Novethic, sito che si occupa di sviluppo responsabile, «gli indicatori mostrano che dopo il successo dei prodotti bio per viso e corpo, si svilupperà il maquillage e, buon ultimo, il profumo, sul quale si stanno facendo ricerche interessanti». S.M.
UN GESTO MILITANTE
Niente a che fare con gli hippies sessantottini. «Il bio non è privazione e sacrificio ma è la nuova frontiera del glamour».
Parola di Dominique Leguay, direttrice dell’agenzia di tendenze francese Alchimie, attenta osservatrice del fenomeno.
«Creme e antietà bio devono procurare un triplo piacere: quello di farci sentire “protette” da formule certificate, di preservare l’ambiente pur
mantenendo la carica di fascino dei cosmetici. E quando li si compra, si ha l’impressione di fare un atto “militante”. Per questo si accetta anche un prezzo più elevato per i cosmetici bio, come avviene nell’alimentazione,
perché si ha l’impressione di fare un gesto o verso il pianeta o verso
se stessi. «I brand più convincenti sono quelli che adottano discorsi
che evitano il linguaggio tipico del marketing. In fondo, oggi delle figure come il Dalai Lama sanno parlare meglio di bellezza di un brand tradizionale». S.M.
MANIE UK
Esperta botanica una e giornalista l’altra.
Liz Earle e Kim Buckland si sono accorte subito di aver avuto una buona idea quando nel ’96 hanno creato la loro linea di cosmetici naturali:
alla prima vendita su QVC, rete della tv inglese dedicata allo shopping, dopo mezz’ora hanno terminato i prodotti. Oggi i loro idratanti e antietà
si possono comperare nel negozio appena inaugurato a Chelsea nel cuore elegante di Londra, al 53 Duke of York Square, o sul loro sito internet (www.lizearle.com). Hanno invece scelto un Kings road, Margo e Francesco Marrone che al numero 396, non lontano da Sloane
square, hanno aperto The Organic Pharmacy, beauty shop con linea di cosmetici, integratori e rimedi naturali rigorosamente organici (www.theorganicpharmacy.com). B.T.