[2008] il mio SANA

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logo sana Come tutti gli anni, anche il 2008 ha visto a Bologna lo svolgersi del SANA, Salone del Naturale.
Ne avevo già parlato raccontando la mia prima visita, nel 2006, e riportando altrui opinioni sull'edizione del 2007 alla quale non avevo potuto assistere.
Quest'anno invece fortunatamente ho potuto, ed ecco quindi qualche riflessione su cosa ho visto.

Innanzitutto mi ha colpita la netta diminuzione degli stand. Due anni fa ricordo di avere impiegato una giornata per visitare i due padiglioni dedicati alla cosmesi, settore di mia competenza e dunque di mio interesse principale. Tanto che non ero riuscita a vedere nient'altro.
Venerdì scorso in mezza giornata avevo già visto quello che mi serviva.

Sono aumentati gli stand a tematiche new-age, come cromopuntura, cristalloterapia, naturopatia e affini. Forte la presenza di centri estetici e centri benessere.
Il settore cosmetici invece è sempre occupato per la maggior parte (anche in termini di grandezza degli stand, naturalmente) dai "grossi nomi" come L'Erbolario, Helan, Zuccari, Flora, mentre la miriade di aziende e aziendine di due anni fa era nettamente dimezzata.

Sebbene, dato il ridimensionamento generalizzato, abbia notato in proporzione meno attività fuori posto - ricordo ad esempio due anni fa stand di unghie artificiali, che sarebbero state meglio al Cosmoprof piuttosto che in un Salone sedicente Naturale - non mancavano comunque le solite ecofurbate, come candele di paraffina e profumatori d'ambiente al glicole propilenico spacciati per naturali. Tralascio poi volutamente le solite considerazioni sulle creme e i prodotti di toiletry "vegetali" che contengono i soliti ingredienti inquinanti, e ciò accade sia nella piccola sia nella grande azienda. D'altra parte non c'è una norma che lo impedisca.

Tra le ditte più piccole, molte si sono lanciate sulla strada del bioeco, e ciò è senz'altro positivo, ma di contro mi è toccato constatare una generalizzata mancanza di idee originali. Trionfavano i saponi, l'olio d'argan, il sapone d'aleppo, l'allume di potassio, la lavanda: tutto bello sì, tutto eco sì, ma che noia! Alla fine il tutto si riduce in repliche di repliche di repliche.

Ho la netta impressione che ci troviamo davanti ad una svolta, che come ogni svolta porta in sè una crisi.
Le aziende produttrici non possono più ignorare la richiesta di "natura" che da più parti arriva, come un grido accorato, da consumatori sempre più numerosi.
Ma di contro manca un progetto, manca una strategia, manca - per farla breve - una vera ricerca che porti a innovazioni ecologiche ma anche tecnologiche ed efficaci. Mi sembra che molti si siano lanciati nel settore cosmesi ecobio perchè hanno "fiutato" la nicchia vincente, più che per, non dico passione, ma almeno competenza.

Un episodio mi sembra abbastanza emblematico: mi sono avvicinata ad uno stand molto ben allestito che indicava prodotti a base di estratti un po' diversi dal solito ed equo e solidali. Naturalmente ne sono stata attratta come un'ape sul miele. Peccato che ad un progetto così bello come quello di far produrre i cosmetici in una zona svantaggiata del mondo pagandoli il giusto prezzo, corrispondessero poi formule contenenti alcuni ingredienti inquinanti. Ha senso? Lo lascio decidere a voi. Intanto ho parlato con gli importatori che - onore! - conoscono Saicosatispalmi e hanno preso appunti, segnandosi tutti gli ingredienti che non vanno e ripromettendosi di parlarne al loro chimico. Speriamo cambino davvero le formule, sarebbe un grande successo.

La sfida per il futuro sarà dunque, a mio avviso, la realizzazione di formule a basso impatto ambientale, ma anche tecnologicamente avanzate e quindi piacevoli, efficaci, innovative. A questo è auspicabile si aggiunga anche una diminuzione in generale dei prezzi, ancora medio-alti quando non eccessivamente alti.
Il settore è però davvero agli esordi, gli stessi formulatori non hanno una reale formazione a riguardo, e i disciplinari delle varie certificazioni non collimano, generando ulteriore confusione. Il processo quindi dovrà investire tutti i lati del problema: formulazione, certificazione, distribuzione, consumo.

Concludo con una nota: se due anni fa quando pronunciavo "Saicosatispalmi" i più ridacchiavano e mi chiedevano spiegazioni, quest'anno tantissimi mi hanno informata che conoscono il sito, lo seguono, traggono spunti.
Quindi: continuiamo a farci sentire! Qualcuno che ascolta, c'è.